Nei giorni scorsi la mia assenza dal blog è stata più che evidente. Era iniziata come un’assenza dovuta a felici motivi che si è trasformata, malauguratamente, in un’assenza per seri motivi. Una melma vischiosa e tremenda ha avvolto le mie giornate che si sono fatte, pian piano, meste e invivibili. La perdita di qualcuno a noi caro è sempre qualcosa che la mente umana non riesce a spiegarsi. Al dolore seguono in genere tristezza, amaro in bocca e, infine, rabbia. Tanta rabbia. Non so quando (né so se la proverò) a tutto questo si aggiungerà anche la rassegnazione. Quando un nostro punto di riferimento – affettivo e lavorativo – viene a mancare, così d’improvviso, per cause naturali allora il buio non può far altro che avvolgerci. E poco intorno sembra illuminarci. La sfida di oggi è tentare di dissipare ad ogni costo la nube che oscura i nostri giorni. Con altri pensieri. Con il lavoro. Con le parole. Con le immagini. Con i progetti. Con tutto ciò che potrò utilizzare per veicolare il mio dolore in qualcosa di positivo.
A voi lascio questa splendida poesia, che una collega mi ha fatto conoscere proprio in occasione di questo grande dolore che abbiamo condiviso.
La morte non è niente.
Sono soltanto nascosto nella stanza accanto
Io sono sempre io, e tu sei sempre tu…
Ciò che eravamo prima uno per l’altro, lo siamo ancora
Chiamami col mio vecchio nome, che ti è familiare
Parlami nello stesso modo affettuoso che hai sempre usato
Non cambiare il tono di voce,
Non assumere un’aria forzata di solennità o di tristezza
Ridi come facevi sempre
Ai piccoli scherzi che tanto ci piacevano quando eravamo insieme.
Gioca, ridi, pensami e prega per me
Il mio nome sia sempre la parola familiare di prima
pronunciato senza enfasi, senza traccia di tristezza.
La mia vita conserva tutto il significato che ha sempre avuto.
È la stessa di prima
C’è una continuità che non si spezza.
Perché dovrei essere fuori dalla tua mente?
Solo perché sono fuori dalla tua vista?
Ti sto aspettando, solo per un attimo,
in un posto qui vicino,
proprio dietro l’angolo.
Va tutto bene.
Henry Scott Holland
1847-1918